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La privacy è un pilastro fondamentale dell’ecosistema Bitcoin. Può sembrare paradossale considerando che la blockchain è un registro digitale distribuito e immutabile che registra tutte le transazioni effettuate, mantenuto da una rete di nodi, ciascuno con una copia completa del registro. Questa struttura decentralizzata e pubblica rende la blockchain resistente alle manomissioni e alle frodi, poiché modificare un blocco richiederebbe la modifica dello stesso in tutte le copie della rete, ma espone anche informazioni sensibili a chiunque.

Era prevedibile che con il tempo, con l’aumento del valore e dell’utilizzo di Bitcoin, sarebbero sorte agenzie specializzate nella chain analysis, una tecnica utilizzata per analizzare e tracciare le transazioni sulla blockchain di Bitcoin. Attraverso l’analisi delle connessioni tra gli indirizzi e i flussi di fondi, è possibile ricostruire le attività finanziarie degli utenti. Questa pratica è utilizzata da autorità di regolamentazione, forze dell’ordine e società private per monitorare attività sospette, combattere il riciclaggio di denaro e migliorare la conformità normativa. Tuttavia, la chain analysis solleva preoccupazioni sulla privacy, poiché può potenzialmente de-anonimizzare gli utenti della rete ed esporli a rischi come pressioni giurisdizionali coercitive, persecuzioni e censura.

La storia è ricca di esempi di azioni coercitive da parte dei governi nei confronti dei cittadini in termini monetari. Satoshi Nakamoto ha scelto il 5 Aprile come data del “suo compleanno” iscrivendosi ai primi siti di discussione di Bitcoin, una data significativa perché nel 5 Aprile 1933 il governo degli Stati Uniti emanò l’ordine esecutivo 6102, che vietava ai cittadini di possedere oro e li obbligava a convertirlo in dollari presso le banche, con pene severe per i trasgressori.

La comunità Bitcoin è ben consapevole di questi rischi e ha sviluppato diversi strumenti per mantenere la privacy all’interno della rete. Prime tra tutte, come in ogni ambito della sicurezza e della privacy, le best practice sono fondamentali. Avere un proprio nodo personale diventa quindi un valore aggiunto. Un full node è un nodo nella rete Bitcoin che scarica, convalida e archivia l’intera blockchain. I full node convalidano le transazioni e i blocchi rispetto alle regole di consenso della rete Bitcoin, contribuendo alla sicurezza e alla decentralizzazione della rete. Gestire un full node permette agli utenti di verificare autonomamente le transazioni senza dover fidarsi di terze parti, migliorando così la loro sicurezza e privacy.

Inoltre, i full node possono operare utilizzando la rete TOR, che migliora la privacy e l’anonimato mascherando l’indirizzo IP dell’utente e instradando il traffico attraverso una serie di nodi crittografati volontari sparsi per il mondo, rendendo difficile il tracciamento delle transazioni. Questo è particolarmente utile per gli utenti che desiderano proteggere la loro identità.

Se i vostri Bitcoin provengono da un exchange centralizzato, è probabile che tali transazioni siano state e saranno tracciate. In questo caso, è possibile utilizzare una tecnica chiamata CoinJoin, che migliora la privacy delle transazioni Bitcoin combinando le transazioni di più utenti in una singola transazione, rendendo più difficile tracciare l’origine e la destinazione dei fondi. Quando gli utenti partecipano a un CoinJoin, i loro input e output vengono mescolati in modo tale che non sia chiaro quale input corrisponde a quale output, confondendo così gli osservatori esterni e rendendo più complicata l’analisi delle transazioni.

Le pratiche di privacy sono costantemente al centro dell’attenzione della comunità Bitcoin, che continua a spingere per l’adozione di nuove implementazioni che possano aumentare la privacy. Una delle tecniche in fase di sviluppo è l’integrazione delle blind signature, introdotte da David Chaum che vanno ad aggiornare l’utilizzo delle firme crittografiche, utilizzate per validare l’utilizzo dei propri bitcoin e semplici da verificare per resto della rete. Le blind signature sono un tipo di firma digitale in cui il contenuto del messaggio è nascosto al firmatario. Questo processo implica che il firmatario possa firmare un messaggio senza conoscerne il contenuto. Una volta firmato, il messaggio può essere rivelato e la firma può essere verificata come autentica. Questa tecnica è utilizzata per garantire la privacy e l’anonimato nelle transazioni digitali, poiché permette di convalidare un messaggio senza rivelare informazioni sensibili.