Il mining di Bitcoin si basa su un meccanismo chiamato Proof-of-Work (PoW). I miner competono per risolvere complessi problemi matematici che coinvolgono l’elaborazione crittografica. Il compito principale dei miner è trovare un valore numerico, chiamato “nonce“, che quando combinato con i dati di un blocco, produce un hash crittografico che soddisfa determinati criteri di difficoltà. Se l’hash generato è inferiore a un certo valore, il blocco viene considerato valido e aggiunto alla blockchain.
I miner sono responsabili di validare e registrare le transazioni sulla blockchain di Bitcoin. Quando un utente effettua una transazione, questa viene trasmessa alla rete e raggruppata con altre transazioni in un blocco. I miner competono per risolvere il problema matematico associato a quel blocco. Il primo miner che risolve il problema ha il diritto di aggiungere il blocco alla blockchain e viene ricompensato con nuovi Bitcoin, noti come “block reward”, oltre alle commissioni pagate dagli utenti per le transazioni incluse nel blocco. La transazione posta a ripagare i miner del loro lavoro è chiamata coinbase.
Il sistema di Proof-of-Work assicura che la blockchain di Bitcoin sia sicura e resistente agli attacchi. La difficoltà del problema da risolvere viene regolata automaticamente (tramite un processo chiamato difficulty adjustment) ogni 2016 blocchi, circa ogni due settimane, in modo da mantenere il tempo medio tra i blocchi a circa 10 minuti. Questo processo di regolazione della difficoltà garantisce che la rete rimanga stabile e previene una generazione troppo rapida o troppo lenta dei blocchi.
L’industria del minig, con l’avanzare del tempo ha generato una domanda di hardware sempre più efficienti e specifici, ad oggi infatti non è più possibile minare con il proprio PC di casa ma è necessario affidarsi agli ASIC, hardware specifici specializzati nell’eseguire la funzione di hash SHA256 utilizzata in maniera diffusa nel protocollo Bitcoin e fondamentale nel processo di validazione dei blocchi da parte dei miner.